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Associazione Culturale “Mustayonis e S’Orku Foresu”

Associazione Culturale “Mustayonis e S’Orku Foresu”
IndirizzoVia Trieste 18 - Sestu
Telefono3486951774 - 3491841258 - 3934752652
Fax070261462
Emailmustayonis@gmail.com

I “Mustayonis e S’Orku Foresu” nascono nel 1997 come gruppo spontaneo costituitosi fra una cerchia di amici a livello locale, con l’intento di tutelare il Carnevale tradizionale sestese.
Nel 2001 dopo aver partecipato a diverse rassegne carnevalesche in vari paesi dell’isola il gruppo si costituisce in Associazione Culturale con l’intento di tenere vivi gli aspetti e i valori tradizionali del Comune di Sestu e d’incentivare lo studio, il recupero del Carnevale e delle tradizioni popolari sestesi e della Sardegna.

Attualmente l’Associazione è composta da circa venticinque soci;

  • Presidente: Baldussi Giovanni
  • VicePresidente: Pirroni Ignazio
  • Segretario: Pitzanti Rugero

La dinamica della rappresentazione carnevalesca del gruppo è basata essenzialmente sulle pantomime de “s’Orku Foresu e is Mustayonis”, “su Jù e is Carrogas” e sulle mascherate de “su Pilloni Indoviadori” e de “sa Biza”.

S’Orku Foresu è la maschera zoomorfa che gli anziani ricordano nelle parodie carnevalesche antecedenti la Grande Guerra. Avvolto in una pelle nera d’animale, lunghe corna sul capo, “s’Orku” cammina carico di campanacci, legato alla vita da una corda tenuta all’estremità dai “Mustayonis”, che avanzano in gruppo armati di verghe d’olivastro e canne; vestiti con abiti smessi, sonagli e fazzoletti neri in testa. Durante il tragitto s’Orku tenta di sottrarsi al controllo dei guardiani e si dimena, ma viene strattonato, gettato a terra e percosso coi bastoni, mentre alcuni Mustayonis con fare grave battono rumorosamente le canne attorno a lui, gridandogli: ”S’Orku foresu pedditzoi”. Alla fine resterà esanime sul terreno, ma una manciata di paglia e un rivolo d’acqua gettati per terra lo faranno risorgere per cominciare da capo la sua pantomima.

Atmosfera magica e rituale, maschera animalesca destinata al sacrificio, sonagli apotropaici, canne sbattute, fazzoletti color lutto, strumenti sacrificali, spiriti dei campi e della fecondità, morte cruenta, acqua, terra e rinascita sono gli elementi essenziali su cui s’impernia questa rappresentazione, probabile residuo di un arcaico culto agrario atto a risvegliare la forza germinatrice della natura.

I Mustayonis sono anch’essi espressione del mondo agrario, perché nonostante la banalizzazione del significato etnologico del termine e del ruolo a cui questa figura antropomorfa era originariamente preposta, ancora oggi il “Mustayoni” sta a simboleggiare un fantoccio che si pone nei campi a salvaguardia del futuro raccolto al quale, oltre al banale compito di guardiano prescelto per spaventare gli uccelli, gli è attribuita una funzione magico-scaramantica e propiziatoria contro le carestie, gli spiriti maligni e il malocchio.

“S’Orku”, il misterioso personaggio “imbrigliato nella fune dei “Mustayonis” è invece la vittima sacrificale predestinata, probabile retaggio di un arcaico rituale atto a propiziare fertilità e abbondanza.

La rappresentazione de Su Jù cun is Carrogas riesuma un antico rituale della cultura contadina incentrato sull’aratura a scopo propiziatorio, che viene minacciata dalle cornacchie, quali simboli maligni che attentano al raccolto. I Mustayonis muniti di campanacci e pertiche in canna (zaccarredas) cercano invece di proteggere il seminato generando un forte rumore a scopo apotropaico, per allontanare i malefici uccelli ed esorcizzare qualsiasi entità maligna che possa danneggiare il prodotto.

La maschera de su pillon’indoviadori è rappresentata da un uomo mascherato, accompagnato da altre due o tre figure che suonano “su sulittu” e le “launeddas”, che porta con se una gabbietta con dentro un galletto, originariamente un gatto nero, che funge da “pilloni pisca indovinellus” e in una sorta di gioco divinatorio trae auspici e pronostici sul futuro della gente e in particolare delle ragazze, che sono invitate a estrarre da appositi monconi di canna collocati sulla sommità della gabbia gli indovinelli.

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